La fuerza de las historias

Cinque poesie per Sissel

«Promettimi
che mi darai la mano
il giorno che arriverò da te.
Perché, sai,
un po’ di paura
mi è rimasta…»

Si rivolge così Daniel Vogelmann alla sorellina mai conosciuta: Sissel, che in lingua Yiddish significa “dolce”. Aveva otto anni quando col babbo e la mamma venne presa alla stazione di Sondrio, portata a Milano nel carcere di San Vittore e poi caricata su un treno per Auschwitz. Lì assieme alla mamma morirà subito in una camera a gas. Il papà si salvò, unico italiano nella lista di Schindler! Era il numero 173484. Schulim Vogelmann, stabilitosi a Firenze negli anni venti,  era tipografo, professione utile al nazismo ed anche per questo non venne ucciso. Tornò a Firenze nel 1945, solo. Gli era rimasto il lavoro alla tipografia di cui era direttore prima della guerra: ci si buttò a capofitto e in seguito ne divenne il proprietario. Si risposò e nel 1948 nacque Daniel.

“La vita di un figlio di un sopravvissuto ai campi della morte, – racconta Daniel Vogelmann in GiuntinaMagazine – di un cosiddetto figlio della Shoah, non è mai facile. A vent’anni avrei voluto diventare uno scrittore, ma riuscii soltanto a pubblicare qualche volumetto di poesie. Poi entrai anch’io nella tipografia ma non riuscivo ad ambientarmi: il mestiere di tipografo, pur nobilissimo, non era fatto per me. Confesso che mi sentivo piuttosto disperato,ma, miracolosamente, proprio quella mia disperazione mi aiutò a trovare un compromesso: se non riuscivo a fare lo scrittore, se non potevo fare il tipografo, avrei fatto l’editore. E così, con l’aiuto di mio fratello e di mia moglie Vanna, fondai nel 1980 l’Editrice La Giuntina (oggi Casa Editrice Giuntina), specializzandomi subito in opere di argomento ebraico”

Casualmente, proprio in quell’anno, Daniel Vogelmann s’imbattè, in una libreria Fiorentina, nel libro “La Nuit” di Elie Wiesel in originale francese. Wiesel era allora sconosciuto in Italia. Comprò il libro e subito si mise  a tradurlo. Pensò che quella straziante testimonianza sui campi di sterminio poteva essere il primo libro della Giuntina e il primo della Collana “Schulim Vogelmann” dedicata a suo padre. E così fu.

«Ora ti saluto, sorellina.
Aiutami a vivere, se puoi.
E anche a morire.
Come ti ho già detto,
spero d’incontrarti un giorno.
E immagino che sarò molto emozionato.»

http://www.giuntina.it/