Quest’anno la giornata della Memoria è dedicata ai bambini e ai giovani. Nel suo messaggio il segretario delle Nazioni Unite ricorda “i molti che rimasero orfani a causa della guerra o furono strappati alle loro famiglie. I molti che morirono di fame o di malattia e che furono assassinati… Non supremo mai quale contributo avrebbero potuto apportare al mondo…”
Ricordare allora perché il Male non si ripeta e soprattutto ricordare per guardare al futuro e costruirlo diverso. Credo che solo l’apertura al futuro dia a questa giornata il suo senso più vero e profondo.
Mi torna alla mente la forte impressione che mi fece alcuni anni fa a Hiroshima visitare il Museo della Pace in ricordo delle vittime dell’atomica e l’incontro col suo direttore, bambino miracolosamente scampato alla tragedia del 6 agosto 1945. Tutto era “ricordo” perché quell’atrocità non si ripetesse più, ma soprattutto emergeva chiaro l’invito a lavorare per la pace, a multiplicare le iniziative di pace a tutti i livelli. Uscii dal museo portandomi via questo sguardo al futuro, la capacità di sollevare gli occhi da un “inferno” per guardare avanti.
Credo che anche la giornata di oggi abbia queste due dimensioni e sono in questa direzione le parole di Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: «Il Giorno della Memoria, che è stato istituito con una Legge dello Stato che coinvolge, ed è fondamentale, il mondo della scuola, in questi anni ha contribuito a generare in tanti giovani gli anticorpi contro il pregiudizio, a diffondere una cultura dell’accoglienza, del rispetto delle diversità. E anche, ci auguriamo, a stimolare la voglia di conoscere, di studiare, di approfondire la storia» (dal sito web dell’UCEI).
Este 2012 la Jornada Internacional de Conmemoración en la memoria de las víctimas del Holocausto está dedicada a los niños y a los jóvenes que han conocido el mal y afrontado el terror más atroz. Destaca en su mensaje del Secretario general de la ONU: “Muchos quedaron huérfanos a causa de la guerra o fueron arrancados de sus familias. Muchos murieron de hambre o enfermedad, o fueron asesinados directamente por sus propios persecutores. Nunca sabremos –explica Ki-moon- la contribución que habrían podido aportar al mundo. Entre los sobrevivientes muchos se vieron tan sacudidos que no pueden contar sus propias historias. Hoy, nosotros buscamos de dar voz a estas historias. Y por este motivo la Organización de las Naciones Unidas seguirán enseñando la lección universal que nos ha dejado el Holocausto”.