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La «nuova era» di Nibali

Devo dire che ieri pomeriggio, vedendo Vincenzo Nibali sul podio del Tour de France a Parigi mi sono sentita orgogliosa del mio paese. È incredibile quanto lo sport, quanto uno sportivo possa rappresentare una nazione e, in questo caso, due ruote possano veicolare valori e uno stile di vita. I messinesi, leggevo qua e là alcuni commenti, assicurano che il Vincenzo che conoscono è lo stesso che noi vediamo in tv e di lui sottolineano, oltre alla capacità sportiva e competitiva, le sue qualità umane. In altre parole, è uno «tutto d’un pezzo».

Forse è per questo che quella maglia gialla ieri brillava come un piccolo sole, nonostante il grigio cielo parigino. Non ho visto atteggiamenti da superuomo, ma la normalità di chi ha lavorato sodo e ha raggiunto un traguardo, ma non si crede un eroe e tanto meno un divo. Normale era la commozione visibile negli occhi ad ascoltare l’inno nazonale, normale l’abbraccio alla moglie, alla bambina… normale tirar fuori quel foglio piegato in quattro per dire le parole che voleva promunciare, senza dimenticare nessuno e soprattutto la cosa più importante: che la vittoria era un risultato di squadra.

Difficile non voler bene a una persona così, e qui in Spagna «le quieren mucho»; nonostante il tifo per Contador e la profonda delusione per la sua obbligata ritirata dal Tour, ieri e oggi tutti festeggiano il «tiburón» dello Stretto, e sono orgogliosissimi che la sua prima grande vittoria sia stata la Vuelta, che lo stesso Nibali afferma essere stato il trionfo più importante, quello che gli ha dato la convinzione per continuare.

Allora forza Vincenzo, non demordere, il ciclismo italiano ha bisogno di te per riguadagnare stima e credibilità. E di gente come te ha bisogno l’Italia, non solo nel mondo dello sport. Tu non demordere, mi raccomando, e continua a pedalare con quel vento nuovo che ti spinge. Ma ti sei reso conto che persino i francesi, notoriamente critici, ma forse proprio per questo sinceri e senza peli sulla lingua, sul quotidiano Le Figaro titolavano: «NIBALI APRE UNA NUOVA ERA»?

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