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Con Rafa l’umiltà torna di moda

La vittoria di Rafa Nadal, ieri a Parigi, l’ottava al Roland Garros, è certamente da prima pagina. Tutti ne parlavano e la Spagna logicamente era in festa per il «suo» campione. Quello che più dava piacere però – almeno  a me – era che i giornalisti, sia ieri sera che stamattina, non restavano nell’elogio del grande sportivo, ma spendevano parole sincere per celebrarne l’umiltà. Sissignori, l’umiltà. Cosa rara di questi tempi, in cui anche il mondo dello sport troppo spesso rincorre le cronache con un protagonismo stucchevole pieno di….vuoto.

Cosi ascoltare Rafa dichiarare, il giorno dopo la vittoria, quindi a mente più fredda, che non c’è da dormire sugli allori, ma mettersi a lavorare e a migliorare, e che questo dovrebbe l’atteggiamento sia dopo aver vinto una gara, sia dopo averla persa… beh, fa bene al cuore. Mi sembrava l’atteggiamento di chi ha fatto una scelta nella vita ed è consapevole che deve dare tutto proprio lì, nella professione che ha intrapreso. Lo sport è per lui un luogo dove dare il meglio, dove si può realizzare, non alimentando il suo ego, ma «regalandosi» agli altri, al suo pubblico, ai ragazzi che vedono in lui un modello, al suo paese che in mezzo a tante difficoltà si rallegra che un compatriota arrivi così in alto… È un luogo, o meglio un’opportunità, per dare vita ad «azioni sociali», come la fondazione che porta il suo nome, ricca di progetti per ragazzi disabili e a rischio…

Rafa, non dimentichiamolo, in quest’ultimo anno, coi problemi al ginocchio, ha dubitato di poter tornare a giocare; solo lui forse sa quanto sono stati difficili questi mesi, ma ciò che più conta è che non ha mai mollato, con una tenacia sorprendente, guardando sempre avanti. È un grande sportivo perché è una gran persona, a soli 27 anni, perchè è un uomo umile.

Diceva Hemingway che l’umiltà è il segreto della conoscenza, del potere, della saggezza…

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