“Il titolo del libro è la domanda che faccio sempre agli altri. A me non è mancato nulla, nella mia vita non ho avuto scuse né alibi, allora alle persone vorrei dire di non arrendersi alle prime apparenti difficoltà, di non scoraggiarsi mai perché, anche se ti manca qualcosa, puoi comunque essere felice…”
Risponde con questa semplicità disarmante Simona Atzori alla giornalista Lucia Bellaspiga di Avvenire (intervista pubblicata sul quotidiano il 23.11.2011).
“Anche se ti manca qualcosa…” Già, solo che quel “qualcosa” per Simona sono le braccia: (dal suo libro) ”Il momento in cui mia mamma mi vide per la prima volta è un ricordo dolce e lieve. Lo stesso anche per mio padre. Piccoli piedi che si muovono nell’aria alla ricerca di chissà che cosa, un corpicino indifeso che fa sorridere gli occhi di due genitori ignari del loro destino. Erano stati scelti per essere i miei genitori e non lo sapevano. La vita li aveva messi davanti a una prova forte. Era difficile, ma loro in quel momento si cercarono, si presero per mano e si tennero stretti, lo sguardo puntato su quei piedini, che rappresentavano il segreto di quella bambina e della loro vita con lei. Non c’era bisogno di parole. Li immagino così mentre mi scelgono ancora una volta, con un atto d’amore ancora più grande, reale e sincero. Io in quel momento sono diventata la loro figlia, non per un diritto di sangue, ma per una scelta concreta e d’amore. Firmarono le carte e mi portarono via. (…) La nostra avventura comincia da qui. Nessuna certezza, nessuna sicurezza, migliaia di dubbi e paure, ma avevo una famiglia pronta a dare amore, ed è bastato. Non solo: è stato il punto di partenza migliore che potessi avere.”
Da questo “punto di partenza” Simona è diventata ballerina, ha calcato i palcoscenici (ha danzato anche con Roberto Bolle), è stata ambasciatrice della danza nel Giubileo del 2000, haaperto le Paraolimpiadi invernali del 2006, hacreato uno spettacolo suo, è diventata anche pittrice e scrittrice… Ma tutto per lei è normale e logico: (dall’intervista) “Quando narro la mia storia sembra che racconti una favola, e in effetti è la ‘mia’ favola, è proprio uno spettacolo di vita. Ognuno di noi può fare questo, basta crederci, purché non a metà, crederci veramente… Di fronte alla foto di copertina, spesso la gente non si accorge che non ci sono le braccia e questo significa una cosa importante: nella vita bisogna guardare quello che c’è, non lamentarsi per ciò che non abbiamo. Qualcosa, tanto, manca a tutti, anche a chi ha braccia e gambe in regola: l’esteriorità si nota prima, ma se il vuoto è interiore il dolore è più straziante, più limitante di due arti rimasti in cielo.”
‘Cosa ti manca per essere felice?’ Simona Atzori , Mondadori, 192 pagine