La fuerza de las historias

L’insegnamento di un’orsa zoppa

VITE VUOTE: DA PADOVA AL GRAN SASSO DUE STORIE ESEMPLARI
Un articolo di Ferdinando Camon su Avvenire del 16.11.2011

Le notizie brutte sono più brutte se accadono vicino a te, le notizie belle sono più belle se obbediscono a una morale naturale, perché dimostrano che anche la Natura può essere buona. Ieri ho letto e riletto una notizia bruttissima, accaduta nella mia città; e una notizia bellissima, che ha per protagonista un’orsa. Liberiamoci subito della notizia brutta: fuori il dente, fuori il dolore. Due ragazzine minorenni sono scappate da casa loro, a Vicenza, e son venute nella mia città, Padova, in cerca di emozioni forti. Premessa: una di loro aveva già provato la marijuana, e s’era trovata bene. Stavolta han cercato cocaina. Per loro disgrazia, l’han trovata. Dicono i giornali: in un angoletto nascosto di un parco della città. Magari fosse così. Vorrebbe dire che il mercato della droga si svolge negli angoletti bui, ha vergogna di mostrarsi al sole. Purtroppo non è vero. L’angoletto buio è alle spalle della Cappella Scrovegni, dove stanno gli affreschi di Giotto, una meraviglia della storia umana, per vedere la quale vengono turisti da tutto il mondo, in pellegrinaggio. E dunque diciamo la verità: la droga si vende e si compra coram populo.

Le due bambine comprano cocaina da fumare, la fumano subito, van fuori di testa, il pusher tunisino ne approfitta e violenta la più piccola. Le due ragazzine girano di qua e di là, appena svaniscono i fumi della droga capiscono quel che han fatto e quel che gli è capitato, e decidono di suicidarsi. Si spostano di un chilometro, in un altro parco, e si tagliano le vene. Prima di morire, danno l’addio a un amico, per telefono, l’amico avverte i carabinieri, salvataggio delle sventurate e arresto dello spacciatore. È il miliardesimo esempio che la droga leggera introduce alle pesanti: queste stavano per morire l’altro ieri, con la robaccia che le ha mandate in paranoia, ma avevan cominciato a morire tempo prima, con la robetta che le aveva mandate in estasi. C’è una linea retta dalla robetta alla robaccia, dall’estasi al suicidio.
Dall’inizio alla fine corre un tempo senza valori, senza scopo, senza Dio.
La droga è la zavorra che riempie il vuoto. Spero che i genitori le perdonino. Che l’amico non le molli. Che il pusher non rientri più in Italia. C’è un tipo d’imputazione che dice: induzione al suicidio. E questa cos’è? Le due amichette cercavano emozioni forti perché morivano di noia, la droga doveva riempire una vita vuota.

Sempre ieri, la risposta gliela dava un’orsa marsicana: anch’essa con la vita vuota, il suo compagno morto avvelenato, lei sola, invalida perché zoppa, una tagliola le aveva troncato la gamba anteriore destra. Corricchia sbilenca, zoppicando. Per questo le guardie che la seguono col binocolo la riconoscono. E vedono che bazzica la zona dove il compagno è morto, lo cerca da anni. In quella zona un’altra orsa è morta, cercava cibo per i suoi due orsetti e fu travolta da un’auto. I piccoli vagarono in tondo, senza allontanarsi dall’area, Freud direbbe che elaboravano il lutto, ma è più probabile che non sapessero cosa fare. E qui entra in scena la ‘femmina zoppa’: mancata madre, vedova, sola, vita vuota, ha deciso di prendersi cura di loro, ed è stata vista più volte con al seguito i cuccioli non suoi. Gli etologi discutono se un’orsa marsicana possa o non possa avere l’istinto dell’adozione. Ma l’abbiamo visto altre volte, perfino in cagne con gattini, o in gatte con cagnolini. È un modo per dare un oggetto a un istinto affettivo buono, l’istinto materno: se fossero esseri umani, diremmo che cercano di fare del bene. Se sta alla portata di un’orsa, vuol dire che è un’opzione alla portata di tutti, un rifugio-salvezza.
Tanti ragazzi, come le due amichette vicentine, si drogano perché non sanno cos’altro fare. L’orsa zoppa ha un piccolo insegnamento anche per loro.

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