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Oggi più di allora

Che cosa? Chi? Sono i cristiani che muoiono perché tali: cristiani. Sono di più che nei primi tempi della chiesa. Ho appena letto questa inquietante affermazione di Papa Francesco; l’ha detto oggi, all’Angelus in piazza San Pietro, nella festa di santo Stefano, il primo martire della storia cristiana.

È solo di ieri, del resto, giorno di Natale, la notizia dell’attentato a Baghdad contro un quartiere abitato dai cristiani, con più di 30 morti e una sessantina di feriti. Da un po’ di tempo, ogni giorno mi capita di leggere di atti di persecuzione contro i cristiani: in India, in Africa… Cronache ignorate quasi sempre dai media e quindi dai più. Fatti gravi, a volte gravissimi, contro i diritti umani, fra i quali c’è anche la libertà religiosa, non dimentichiamolo. Sulla violazione di questa libertà troppo spesso si tace, eppure meriterebbe almeno la stessa attenzione dedicata alla detenzione degli attivisti di GreenPeace o di altri.

Ma c’è un altro elemento, di tutt’altra connotazione,  che mi colpisce: questa persecuzione del 20º e 21º secolo non è diretta solo ai cattolici, o ai luterani o agli anglicani…  ma ai cristiani, indistintamente, in un «Colosseo» che è diventato grande quanto il mondo.

Diceva sempre Papa Francesco nell’intervista a La Stampa di due settimane fa: «Oggi esiste l’ecumenismo del sangue. In alcuni paesi ammazzano i cristiani perché portano una croce o hanno una Bibbia, e prima di ammazzarli non gli domandano se sono anglicani, luterani, cattolici o ortodossi. Il sangue è mischiato. Per coloro che uccidono, siamo cristiani. Uniti nel sangue, anche se tra noi non riusciamo ancora a fare i passi necessari verso l’unità e forse non è ancora arrivato il tempo.»