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Per salvare l’oro blu ridurre lo spreco di cibo

Certe cose ti si incollano nella mente: ogni volta che mi lavo i denti ricordo di aver letto che è un grande spreco di acqua lasciar aperto il rubinetto mentre lavoriamo con lo spazzolino. Ma certamente non sono cosciente di quanto altro spreco di acqua sono responsabile ogni giorno. Proprio per questo non voglio essere sorda davanti alle ripetute sollecitazioni che ci raggiungono negli ultimi tempi.

Ieri si è aperta  a Stoccolma la sessione plenaria della Settimana Mondiale dell’acqua: 100 nazioni rappresentate, 2000 partecipanti che rappresentano organizzazioni, studi  e ricerche, parlamenti…

“Più di un quarto dell’acqua consumata annualmente nel mondo viene impiegata per far crescere miliardi di tonnellate di cibo che nessuno mangerà” ha detto Torgny Holmgren, direttore esecutivo dell’Istituto internazionale di Stoccolma per l’acqua. “Ridurre lo spreco di cibo – ha aggiunto – è la strada migliore e più diretta per diminuire la pressione sulle riserve idriche e sulle risorse della terra”.

Sul rapporto cibo-acqua si batte il chiodo da tempo; sappiamo che dietro ai pasti che consumiamo quotidianamente ci sono enormi quantità di acqua? E questo è giustificato se produciamo cibo solo per ragioni commerciali, dato che non ne abbiamo bisogno e non lo consumeremo? Butteremmo via  200 grammi di carne rossa sapendo che dietro ci sono 3000 litri d’acqua, quelli cioè impiegati per far crescere e nutrire l’animale?

Sono domande inquietanti. Ma non possiamo eluderle. Lo scorso luglio sul sito di Edizioni Ambiente è stato pubblicato in versione elettronica  “Il libro blu sullo spreco di acqua in Italia”. È un rapporto a cura di Last Minute Market realizzato nell’ambito della campagna “Un anno contro lo spreco”. Un’analisi illuminante, soprattutto un’occasione di ripensare i nostri stili di vita e consumo e provare a cambiarli. Dell’oro blu del ventunesimo secolo siamo tutti  proprietari responsabili.

 

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