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6 agosto: ricordare perché mai più accada

Dall’ultimo piano dell’albergo, ogni mattina, a colazione, la vedevo di fronte: la prefettura, o meglio ciò che resta della prefettura di Hiroshima, squarciata dalla bomba atómica il 6 agosto del ’45. L’hanno voluta lasciare così, i giapponesi, come rimase quel  terribile giorno, un monito a tutta l’umanità, un grido silenzioso davanti al quale non si può girare la faccia. In quel viaggio di lavoro in Giappone, ebbi modo poi di visitare anche il Memoriale dedicato alle vittime, sia a Nagasaki che a Hiroshima. A parte la forte impressione che ti lasciano le testimonianze di scritti e fotografie, ricordo che mi colpì una cosa: il Memoriale non è stato concepito solo come un luogo per ricordare e condannare l’orrore, ma è soprattutto un luogo da cui lanciare un messaggio di pace. Da lì infatti si promuovono iniziative a vari livelli perché “mai più accada”, a nessun paese.

Poco fa leggevo del messaggio di Ban Ki-moon per questo 6 agosto, 69º aniversario del lancio della prima bomba atómica. Evidenzia l’amara ironia della scienza moderna che cerca la vita in altri pianeti mentre mantiene e modernizza armi di distruzione di massa che, se usate, distruggerebbero completamente la vita sul nostro pianeta! Siamo ancora ben lontani dal disarmo nucleare.  Ma occorre che un giorno come oggi non passi sotto silenzio, è necessario ricordare per non ripetere gli errori del passato.

Intanto, in questi giorni a Hiroshima è in atto una conferenza mondiale contro le bombe atomiche e a idrogeno. Qualcosa si muove.

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