Oggi è festa qui in Spagna, la festa nazionale, altrimenti detta della Hispanidad, o anche Día del Descubrimiento, o anche Día de Colón… Una data, il 12 ottobre, che neppure i più distratti studenti di storia dovrebbero ignorare… In questo giorno, non a caso le Nazioni Unite celebrano la Giornata della Lingua Spagnola, una delle 6 lingue ufficiali assieme a francese (20 marzo, Giornata della Francofonia), inglese (23 aprile, anniversario della morte di Shakespeare), russo (6 giugno, anniversario della nascita di Pushkin), arabo (18 dicembre, giorno in cui nel 1973 venne incluso come lingua ufficiale) e cinese (20 aprile, dedicato a Tsan Chieh, fondatore della scrittura cinese). Il senso di queste celebrazioni è mantenere l’uguaglianza tra i 6 idiomi ufficiali e attraverso il multilinguismo promuovere anche un multiculturalismo, o meglio una conoscenza delle reciproche culture.
Nel sito delle Nazioni Unite ci sono brevi interviste in video a funzionari dell’ONU di varie nazioni che hanno imparato lo spagnolo e c’è pure un questionario interattivo, se qualcuno si vuole cimentare… Mi è sembrato qualcosa di positivo, per questo lo propongo qui. Ma soprattutto mi ha fatto riflettere un dato di cui non ero pienamente cosciente: lo spagnolo è parlato in 30 paesi del mondo da 472 milioni di persone, secondo i dati di 5-6 anni fa. Ebbene, queste cifre mi pare aprano un’immensa possibilità, e mi spiego: una lingua è come il letto di un fiume – l’ho letto da qualche parte e lo riporto come lo ricordo – dentro il quale fluisce un’attività spirituale, un’acqua viva che scorre e va a raggiungere campi sconosciuti e assetati… Ora, questi milioni di persone ispanoparlanti, al di là delle differenze e delle inevitabili luci e ombre della storia che a volte li ha divisi se non contrapposti, hanno però molto in comune, a cominciare dal fatto che si possono capire senza intermediari trovando perciò più facilmente e velocemente punti di contatto, accordi, soluzioni… Voglio dire: questi milioni sono una voce importante dentro l’umanità, vorrei che questa voce si facesse sentire di più e fosse più ascoltata. Mi rendo conto di questo potenziale ad esempio per il mio lavoro che mi porta ogni giorno dentro Twitter; «vedo», al di qua e al di là dell’oceano, un modo «ispanico» ( o iberoamericano se si preferisce) di mettersi in contatto, rapportarsi, parlare di lavoro, di disoccupazione, di comunicazione… Un modo che non perde di vista la persona e non ditemi che questo è poco.
Hispanidad è anche questo, perciò oggi dico grazie a tutti quelli che si riconoscono sotto questo nome, con l’augurio che si realizzi la parola che a sta al centro del suo motto: fraternità, hermandad sagrada de pueblos soberanos más allá de toda discordia.