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Paralimpiadi: uguaglianza di nome o di fatto?

Sono iniziate a Londra il 29 agosto scorso e termineranno il 9 settembre. Ma devo dire che so molto poco di come stanno andando. Sarà mia la colpa, forse dovrei darmi un po’ più da fare… Eppure delle “altre Olimpiadi” ogni giorno i Tg davano un quadro generale, così che tutti potevamo avere un’infarinatura di questo evento che interessa – senza metafore – il mondo intero. Io vivo in Spagna, quindi la mia opinione è strettamente legata a quanto vedo e sento qui. Tuttavia ho letto qualche articolo uscito in Italia che lamenta la stessa “distrazione” dei media a questo proposito, che peraltro danno spazio (qui parlo dell’Italia), tanto pe rfare un esempio, a un assurdo commento di Paolo Villaggio: “Le paralimpiadi di Londra fanno molta tristezza, non sono entusiasmanti, sono la rappresentazione di alcune disgrazie e non si dovrebbero fare perché sembra una specie di riconoscenza o di esaltazione della disgrazia.” Un caso di cecità il suo, ben più grave della cecità di Cecilia Camellini che in questi giorni ha vinto due medaglie d’oro. Ma la disgrazia più grave – a mio parere –  è di chi si ostina a non vedere dentro la vita, non prova a ribaltare la scala dei valori di una società che ha come religione l’efficienza (ma cos’è veramente poi?), l’apparenza , il narcisismo… Una società che si contraddice perché è pronta a dichiararsi per l’uguaglianza, ma si dimentica in fretta dei suoi discorsi e promesse appena intravvede il rischio di essere “politicamente scorretta”.

Qui in Spagna il presidente Rajoy ha ricevuto tutti gli atleti pronti a partire per le Olimpiadi; Napolitano in Italia li aspetta al ritorno e si è complimentato col presidente del Comitato Paralimpico per le medaglie ottenute negli ultimi giorni. Certamente ignoro altri interventi in questo senso, ma è indubbio che sono voci isolate, quando ci sarebbe bisogno di un coro planetario ad applaudire questi giovani che comunque, prima di tutto, ci stanno dando una lezione di vita. Mi auguro che a Rio possiamo vedere qualche passo avanti, magari anche nel nome stesso che, pur essendo il migliore trovato finora, resta ben lungi dall’esprimere un’autentica uguaglianza.

P.S. Nella foto dovevo fare una scelta; è Teresa Perales, la portabandiera della Spagna. Ma in lei ci sono tutti.

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