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Libertà: dove finisce e dove comincia

Da tre giorni abbiamo gli occhi puntati su Parigi, il tragico attacco alla redazione di Charlie Hebdo e l’asserragliamento del terrorista con numerosi ostaggi nel supermercato ebraico hanno scosso non solo la Francia ma tutto il mondo occidentale. L’attenzione política e mediatica, giustamente, è concentrata lì. Non c’è alcuna giustificazione per chi uccide in questo modo, sia chiaro, pero avverto molta confusione nel marasma di commenti e valutazioni che leggo e ascolto. Forse rischio di non essere capita o anche fraintesa, ma cerco di esprimere a caldo alcune sensazioni, pur cosciente che la gravità e la portata dei fatti accaduti esigerebbero un rigoroso e meditato approfondimento, anche solo per scrivere un semplice post in un blog.

Primo, una domanda: perché, mentre si dà tutto lo spazio dovuto e necessario all’attacco di Parigi, si relega in un trafiletto ( e solo in pochi quotidiani) il contemporáneo massacro di 2.000 nigeriani innocenti da parte di Boko Haram? Non si tratta dello stesso “extremismo islamico”? Non si tratta di vite umane, con gli stessi diritti, la stessa dignità dei morti di Parigi?

Secondo: tutti oggi stanno issando la bandiera della “libertà d’espressione”, ma sappiamo veramente cosa significa? La satira – che può arrivare a includere anche il vilipendio della religione (qualsiasi religione) – è davvero libertà d’espressione o non rischia di trasformarsi in  una forma di calpestare i diritti e le convinzioni altrui? Non dimentichiamo, come diceva Luther King che “la mia libertà finisce dove comincia la vostra”. Senza il rispetto dell’altro, la libertà non è autentica, perchè ha tagliato fuori l’uguaglianza e calpestato la fraternità.

E poi, guardiamo per una volta un po’ più in là del nostro mondo occidentale: ad esempio, agli yazidi , una minoranza etnica in Iraq che l’ISIS sta sterminando sistematicamente; non hanno forse diritto alla libertà d’espressione, cioè di esprimere la loro cultura, le loro tradizioni? O i cristiani in Cina: proprio stamattina leggevo un resoconto sulla persecuzione religiosa in quel l’immenso paese e emergeva che il 2014 è stato l’anno peggiore per quest’ultima generazione…

Perché allora non ci sono “matite” che stigmatizzino questi delitti? Non sono tutti casi in cui è messa in gioco la libertà d’espressione? Sia chiaro: condanno fermamente la folle e ingiustificabile violenza dei terroristi, rispetto tutti coloro che sono morti, ma credo, da occidentale,  che se vogliamo preparare la pace, dobbiamo comprender le ragioni di quanto è accaduto, perchè su questa comprensione ci giochiamo il futuro. Altrimenti andiamo incontro solo a uno scontro di civiltà.

Ban Ki-moon  ha fatto un forte richiamo alla comunità internazionale per elevare il livello di tolleranza e di rispetto verso qualsiasi credo, religione o cultura: “Se il nostro credo è importante – ha sottolineato – dobbiamo sapere che lo è anche quello dell’altro”.

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