La fuerza de las historias

La più solida quotidianità

Per quanto sia lombarda, non avevo mai sentito nominare (sigh!) Mezzago, comune di 4000 abitanti nella bassa Brianza. Eppure già nel 1997 è stato premiato come “Comune a cinque stelle” dall’ Associazione del Comuni virtuosi (vedi anche Viaggio nell’Italia della buona politica). Ma si sa… queste cose non fanno notizia! Ebbene, la sua storia è raccontata nel libro “L’albero e le parole – Autobiografia di Mezzago”  di Sergio De La Pierre (ed. Angeli novembre 2011). 147 interviste a tutte le componenti sociali arricchite dall’ampio materiale raccolto, compongono questo libro che rivela qualcosa sconosciuto ai più: un comune dove ciò che è straordinario è diventato la più solida quotidianità.

Qualche cifra e qualche dato (con tutto lo spessore dei contenuto che nascondono) basta per spiegare le “cinque stelle”: 600 cittadini attivi su 4000, 2000 sono iscritti a qualche associazione (sono una trentina). A  Mezzago c’è una delle poche scuole medie statali a indirizzo musicale, dove 25 ragazzini di 12-14 anni hanno fatto risorgere la banda musicale del paese, che gira festosa per le strade durante il Maggio e in altre feste, e durante le cerimonie di gemellaggio con altre città europee;  c’è un’Accademia di musica di livello internazionale costruita dentro un palazzo medievale col lavoro volontario dei soci di una Cooperativa edilizia di grande prestigio, che affonda le sue radici negli anni Venti del Novecento.

Una decina di anni fa venne riportato alla ribalta “l’asparago rosa” come  ortaggio pregiato a denominazione comunale e così si creò il “maggio mezzaghese”, 4 settimane di eventi culturali, feste e incontri gestiti dalla Pro Loco.

Non ultimo, c’è da dire che tutti i “servizi di eccellenza”  non potrebbero esistere senza il contributo del volontariato. Un esempio? L’Associazione volontari fatta di giovani pensionati che assiste i più anziani per molti dei loro bisogni: sanitari, di svago, di sostegno alle famiglie, di accompagnamento al lavoro anche dei giovani disabili.

Un’isola felice? Sembra di sì. Ma perché in molti, senza fare rumore, si sono rimboccati le maniche.

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