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La cultura dello scarto

Poco fa, scambiavo qualche parola con la signora che viene a pulire i nostri uffici. Come tanti, mi diceva che le notizie ogni giorno creano un clima di insicurezza, da aver timore ad andare per strada, da non vedere sicurezza del futuro… Ho provato a spiegarle che quella è solo una parte della realtà, sbattuta in prima pagina per interesse; sì, perché alla fine si tratta di questo: interesse! Ad allinearsi col pensiero dominante e globalizzato che vuole tirare le fila del pianeta: nella politica, nell’economia, nella cultura… Non mi stancherò mai di ripetere che il Bene esiste, è vissuto da milioni di persone che ne hanno fatto la radice della loor condotta morale. Ma c’è un altro fattore che credo ci preoccupi tutti, come preoccupa la signora con cui parlavo: la priorità data ai fatti, locali, nazionali e internazionali. Ritengo immorale che si concedano minuti alle ritrite dichiarazioni di politici la cui unica (pre)occupazione è denigrare gli avversari, soprattutto se stanno governando, mentre si liquidano velocemente tragedie umane che invocano risposte della comunità internazionale.

 

Papa Francesco due giorni fa ha lanciato un tweet: “Non possiamo dormire tranquilli mentre bambini muoiono di fame e anziani non hanno assistenza medica.” E ancora più sferzante è stato alcune settimane fa nell’udienza generale: “Se una notte di inverno, qui vicino in una via di Roma, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! (…) Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti”.

 

La vita umana che vale meno di un titolo in Borsa. E i primi a farne le spese sono i più deboli: bambini, anziani, disabili… Questa è la “cultura dello scarto”: vale chi produce. Sono convinta che se il nostro sguardo quotidiano sugli avvenimenti avesse invece questa apertura di mente e di cuore, saremmo migliori e faremmo migliore il mondo, incominciando dal pezzetto che ci sta attorno.

È una battaglia di Davide contro Golia, ma l’unica percorribile, quella in cui anche la nostra redazione è impegnata, con tenacia e convinzione. Per questo, mi rimetto al lavoro.

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