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Maggioranza silenziosa e democrazia

Stamattina la radio trasmetteva il parere di un politico riguardo uno scandalo nell’amministrazione (cifre da capogiro!) in cui sono implicati molti «alti papaveri»: ripuntava il dito contro «l’unico colpevole» (molto probabilmente colpevole, ma non certamente «unico») ribadendo l’estraneità degli altri imputati, guarda caso militanti a vario titolo sotto la stessa bandiera. In analoghe situazioni, di fronte ai microfoni dei media, quasi sempre viene affermata con sussiego l’estraneità ai fatti: «non sapevo nulla, non spetta a me controllare, non sono stato informato…» Personalmente, mi urta essere trattata da imbecille da persone che, per la responsabilità che portano, tutto sono meno che ingenue, ma non è questo certamente il punto. Per contro, l’altro giorno il neo-direttore della BBC si è dimesso tout-court – e altri dello staff lo hanno seguito – per aver mancato nell’esercizio della professione. Forse noi  latini dovremmo imparare dagli esempi positivi di altri popoli, come in questo caso. Chi ha sbagliato, deve pagare.

Ma, attenzione: se ci indigniamo di fronte a fatti del genere, non crediamo che i responsabili siano solo i personaggi in questione. Anche tacere di fronte a un cattivo agire è collaborare, anche non denunciare e chiudersi nella sicurezza ovattata del proprio privato è favorire questi comportamenti. La mancanza di moralità nell’agire sociale è responsabilità di tutti. E il più grave problema della società odierna è la mancanza e/o la negazione dell’etica, a tutti i livelli. Se questo andamento ci disgusta, puntiamo il dito prima contro la nostra coscienza e chiediamoci cosa stiamo facendo per migliorare il vivere civile, come coniughiamo le nostre convinzioni nell’agire e reagire quotidiano. Credo che qui stia la differenza tra l’essere parassiti del sistema o cittadini autenticamente democratici.

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