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“Los amarillos” di Albert Espinosa

Poco più di due mesi fa sentii il suo nome per la prima volta e qualche pennellata della sua storia: sufficiente per voler sapere di più. Albert Espinosa, catalano, nato a Barcelona il 5 novembre del 1971: a 13 anni gli viene diagnosticato un osteosarcoma e gli viene amputata una gamba. Tre anni dopo gli viene tolto un polmone e a 18 anni una parte del fegato. Dieci anni di ospedale e la “compagnia” di una cruda malattia non lo hanno fermato. Ingeniere industriale come formazione, è sceneggiatore, autore teatrale, scrittore e regista cinematografico.

«No moriremos de cáncer, moriremos de aburrimiento»: può dirlo a ragione, non moriremo di cancro ma di noia. Nel 2009 ha pubblicato un libro dal titolo intrigante “El mundo amarillo”. Un libro pieno di vitalità e di umore, riflesso di ciò che Albert ha vissuto e vive. Cos’è “el mundo amarillo” (il mondo giallo)?  Es el mundo donde se conciben los sueños (si concepiscono i sogni) y en el que cada persona se construye junto a su propios amarillos. E chi sono gli amarillos? Persone che ti cambiano la vita, che te la trasformano da cima a fondo. «Amarillo es la palabra que define a esa gente que cambia tu vida (mucho o poco) y que quizá vuelvas o no vuelvas a ver…”

Però questo «mondo giallo” non è uno spazio che abiti con la immaginazione, è un luogo che si nutre di realtà. Gli amarillos infatti stanno dentro casa, in classe, al lavoro, per la strada, nella vita. A volte, o forse più spesso, un amarillo vero, una volta finita la sua funzione, scompare, improvisamente com’è apparso.  Se date un’occhiata al blog di Albert Espinosa capirete meglio chi sono i suoi amarilloshttp://www.albertespinosa.com/

Ho scelto la sua storia proprio oggi in cui si fa il punto della lotta contro il cancro, una fra tantissime. Anche poche sere fa ascoltavo un imprenditore settantenne a cui il cancro ha dato una prospettiva nuova alla sua vita. Che la scienza faccia tutto il possibile, ma peggio che morir di cancro è morire dentro perchè non si è trovato il senso della propria esistenza. Allora, nei momenti neri, stiamo all’erta, forse un amarillo ci è accanto e aspetta solo che gli diamo spazio per aiutarci a venirne fuori.

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