La vita di Maggy cambiò in un attimo quando in una mattina di ottobre, a Ruyigi in Burundi, vide massacrare 72 persone. Maggy vide ed udì tutto; udì le grida delle vittime e vide i suoi stessi parenti partecipare alla strage ed all’incendio successivo.
Come un miracolo vide anche la sua figlioccia Chloe, sopravvissuta, correre da lei e gettarsi tra le sue braccia. Quel giorno Maggy prese con sè 25 bambini scampati all’orrore e iniziò una nuova vita. Una vita entusiasmante, ma anche difficile e rischiosa. Dopo un mese i bambini da lei raccolti erano già più di duecento; piccoli completamente traumatizzati, sofferenti di gravi forme di insonnia, ossessionati dalle immagini terribili dei vicini di casa diventati improvvisamente nemici e assassini.
Maggy decide di vivere con loro, di ogni gruppo etnico e nazionalità diverse, e sfida chiunque la minacci e minacci la sua stessa vita perchè per lei l’odio non deve mai avere l’ultima parola.
Supera tutte le difficoltà, prima di tutto la mancanza di cibo e di aiuti da parte delle autorità burundesi, e ben presto viene conosciuta ed aiutata dalle organizzazioni internazionali.
La storia di Maggy, Marguerite Barankitse, è raccontata da Christel Martin nel libro “Madre di 10.000 figli” (ed. Piemme)
Una giovane donna coraggiosa e determinata che ha portato avanti un progetto molto difficile, in uno dei paesi più poveri dell’Africa, il Burundi, colpito da una delle guerre civili più cruente e sanguinose degli anni 90.
Tutti ricordiamo le lunghe lotte fratricide tra gli Hutu ed i Tutsi del Ruanda, grazie anche al film Hotel Ruanda, ma ben pochi conosciamo la storia degli orrori del Burundi
Maggy è nata da una famiglia tutsi, la minoranza etnica del paese e nel 1994 ha fondato la Maison Shalom, una casa di accoglienza a Ruyigi, dove ha accolto, curato, accudito e fatto crescere oltre diecimila bambini vittime della guerra, della povertà e dell’ Aids. Per questa sua attività umanitaria nel 2003 ha ricevuto a Stoccolma il Premio Nobel dei bambini e nel 2005 ha avuto il Premio Nansen dall’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Il libro è il lungo racconto di una giornalista- fotografa che ha conosciuto Maggy per lavoro e si è lasciata coinvolgere nell’avventura di salvare i bambini vittime della guerra in Burundi, il paese del latte e del miele, come veniva chiamato una volta, completamente distrutto dall’odio interetnico tra hutu e tutsi, con oltre 50 000 persone morte nei massacri del 1993.
La storia di Maggy si interseca con la storia tribolata del suo paese, con i suoi dieci anni di guerra tra il potere militare, in maggioranza tutsi, ed i ribelli hutu, con i 300 000 morti su 6 800 000 abitanti, con le migliaia di persone fuggite nei paesi limitrofi o rifugiati nei campi profughi.
Maggy è una donna che tutti dovrebbero conoscere.