Blog

Morire a tre anni, violata e uccisa

L’ennesima barbarie, consumata tra il 20 e 21 luglio scorso in un sobborgo di Calcutta, vittima una bambina appartenente al popolo che vive nelle strade, nella miseria più nera. È stata la nonna, assieme ad altri familiari, a dare l’allarme non trovandola; la polizia ha cercato e cercato finché ha rinvenuto il corpo della piccola in una discarica, coi segni di numerose lesioni; i medici hanno confermato che la bambina era stata violata. L’indignazione ha scosso la città e l’arcivescovo ha lanciato un appello a una mobilitazione sociale, civile e religiosa, che non si limiti alla protesta ma metta in moto una strategia comune.

Una bimba senza volto e senza nome, eppure la sua immagine – di folle e inaudita violenza – non mi lascia. Di lei si è parlato poco, troppo poco… Non c’era posto per lei nei media occupati a riempire le colonne con l’attesa del «royal baby». Per carità, mi rallegro della nascita del piccolo erede alla corona d’Inghilterra, ma abbiamo per favore la decenza di dare ai fatti il valore e l’importanza che tengono, senza provocare la nostra intelligenza fino al disgusto.

Anche parlare della miseria in cui viveva la piccola – contesto in cui certamente la violenza trova il terreno facile – non produce audience; ci piace vivere in un mondo globalizzato, ma solo per quello che ci fa comodo, come la tecnologia o i profitti economici, ma ci tappiamo le orecchie o ci giustifichiamo con un «ma che posso fare?» quando le organizzazioni internazionali ci aprono gli occhi su dati allarmanti: milioni e milioni di poveri nel mondo attanagliate dallo spettro della fame… E i media sanno bene che ai lettori va dato ciò che si aspettano e vogliono leggere, per stuzzicare curiosità e morbosità, ma con la massima attenzione a non sfiorare neppure la coscienza.

Perdonami, piccola bimba di Calcutta, se mi lascio prendere… volevo parlare di te e come vedi anch’io finisco col protestare… Mi aggrappo alla convinzione che la tua vita brevissima non è stata invano, è caduta come  seme nella terra e fiorirà in una nuova coscienza che metterà il rispetto e l’amore per gli altri a fondamento della convivenza. La violenza, qualunque violenza,  nasce quando si considera l’altro un nemico, o peggio, una cosa che si può usare e poi si getta via. Mentre – come diceva un grande uomo nato nella tua terra, «per la persona non violenta il mondo intero è la sua famiglia». Per quel mondo, anche tu hai dato la vita.

 

Related Posts