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Grazie papà!

19 marzo 1912, un secolo fa nasceva mio padre. Ma non lo chiamarono Giuseppe, si chiamava Giovanni, e fra i due più famosi celebrati nel calendario preferiva l’evangelista, forse se lo sentiva più consono al suo temperamento: riflessivo, pensatore, ricercatore, desideroso sempre di novità e di approfondimento.

Sento ancora il vento sulla faccia quando mi portava sulla bici, piccolina, nel seggiolino appoggiato sul manubrio. O meglio ancora sulla moto, quando mi addormentavo appoggiata alla sua schiena, tra lui e la mamma. Ricordo quando prendeva il violino e suonava per me, così piccola, ma – accidenti! – troppo sensibile che subito cominciavo a piangere dall’emozione e lo costringevo a smettere.
Mi ha sempre detto e dimostrato che la mia vita era nelle mie mani, stava a me decidere, ad ogni bivio. “Io ti consiglio – diceva – ma poi decidi tu, secondo la tua coscienza, anche a costo di sbattere la testa contro il muro, la tua libertà è il bene più grande…”

Non ci siamo mai parlati troppo a Lungo, ma ci capivamo, anche a distanza, perché per tanti anni abbiamo vissuto lontani.
Seppi dell’incidente in vacanza, in montagna. Era un giorno assolato di luglio e nel mezzo di un’arrampicata – vedo ancora il posto – un pensiero, come un presentimento: “Papà!” Quanto lo sentii vicino in quel momento, senza capire perché. La sera mi dissero della moto che l’aveva investito in pieno. Non mi fu possibile vederlo, parlargli. Due giorni di attesa, finché fuori della porta sentii l’accorrere dei medici… Poi la conferma: se n’era andato.
“Ma tu mi devi dare un segno, trovare un modo per farmi sapere che ‘sei arrivato’” Non potevo rassegnarmi a un silenzio totale. Tra l’attesa delle pratiche legali e l’autopsia, finalmente la data del suo ultimo “viaggio”: 26 luglio, il giorno del mio onomastico, la festa del nome che lui aveva scelto per me. Non ebbi dubbi che era il suo segnale. Messaggio ricevuto!
Da allora sento che mi segue, e tutto quello che mi ha dato e insegnato riaffiora a bocconi nella mia storia, sempre al momento giusto, come se al di là della riva mi gettasse il suo inseparabile cappello e m’invitasse a raccoglierlo, a lanciarmi con piede sicuro nel prossimo passo della vita…

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