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Maggioranze silenziose

La definizione è entrata, da alcuni decenni, nel gergo comune. Saltando qualche precedente più remoto nel tempo, si può dire che l’espressione venne coniata negli Stati Uniti degli anni ’60 e alla sua diffusione contribuì notevolmente il presidente Nixon. Silent majority, una maggioranza poco impegnata nella politica attiva, tendenzialmente conservatrice, che si esprime solo al momento del voto. Gli americani usavano l’espressione per affermare il consenso della popolazione alle politiche governative. Come dire: chi tace, acconsente.

Negli ultimi giorni qui in Spagna, ho sentito chiamare «maggioranza silenziosa» la popolazione della Catalunya – la maggioranza numerica appunto – che non si è ancora espressa pubblicamente riguardo la possibile separazione dalla Spagna. E in questo caso – ascoltando varie opinioni – non direi che acconsente alla politica dell’attuale governo catalano, fortemente independentista.

Ho fatto solo un esempio; situazioni analoghe, almeno nelle dinamiche, le troviamo in Italia e in ogni paese. Ma perché questo silenzio? È disinteresse, protesta, omertà? Credo non si possa generalizzare e che ogni caso meriti il dovuto approfondimento per essere valutato.

Ma ci sono altre «maggioranze silenziose», non dimentichiamolo. Un silenzio che grida più forte dei media, dell’arroganza di certi politici e dei moderni guru di turno. Qualche esempio? Le guerre dimenticate (che però continuano a uccidere), le crisi umanitarie ignorate dai grandi mezzi di comunicazione (che però riguardano milioni di persone), le donne che non godono ancora di diritti in troppe nazioni (anch’esse milioni)…

E altre ancora: quella maggioranza che ogni giorno si alza cosciente che deve dare alla società (= la propria famiglia tanto per cominciare) qualcosa di più,  convinta che il suo lavoro dipende solo da lei o da lui e sommato al lavoro di tutti muove l’economia perché altri possano trovare un impiego… quella che tace perché non ha tempo per chiacchierare, mentre è troppo urgente agire e va dove ci sono calamità, emergenze…

E che dire di quella che sempre più numerosa va dove c’è Francesco? Migliaia e migliaia, non pagati né chiamati da nessuno, com’è successo ieri all’udienza in piazza San Pietro, in un qualunque mercoledì di settembre.

Credo che alcuni media dovrebbero prendere lezioni di questo «linguaggio del silenzio» per riuscire a tradurlo, spiegarlo e trasmetterlo ai loro contemporanei…

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