Più o meno spesso ci capita di cucinare qualcosa a “bagnomaria” (nome curioso!), ma personalmente non avevo mai approfondito a chi si deve la “scoperta” di questo metodo di cottura. Appena iniziata l’indagine sul web sono stata trasportata in un passato ben più lontano di quanto potessi immaginare. La Maria che dà il nome al doppio bollitore – che consente di mantenere intatto il sapore del principale ingrediente – è la più grande alchimista dell’antichità, vissuta ad Alessandria d’Egitto nel I secolo a.C., quando la città era il principale centro culturale dell’Impero Romano.
Nonostante le pochissime indicazioni biografiche e le probabili sovrapposizioni tra la sua identità e quella di altre donne che praticavano l’alchimia, non ci sono dubbi sulla sua esistenza, anche perché di lei parlano molti trattati e, oltre a vari frammenti delle sue dissertazioni, è arrivato fino a noi un testo dal titolo “Maria Practica”.
L’alchimia, avendo come scopo principale la trasformazione dei metalli in oro e argento (oltre alla formulazione e la manifattura di farmaci, cosmetici, profumi e bigiotteria), era una scienza segreta; perciò, per proteggere le loro scoperte, gli alchimisti scrivevano i testi con un linguaggio impregnato di fantasia, di simbolismi presi dall’astrologia, da varie religioni, dalla magia stessa… Normale quindi era anche firmarsi con pseudonimi; Maria l’Ebrea si firmava appunto «Miriam la profetessa, sorella di Mosè».
Nell’alchimia egiziana in particolare venivano adottate antiche tecniche e ricette che le donne babilonesi avevano usato per la produzione di cosmetici. Queste conoscenze venivano tramandate oralmente di donna in donna; questo spiega perché i lavori alchimistici venivano chiamati opus mulierum (opera femminile).
Maria l’Ebrea certamente si occupò di tutte queste attività, ma a lei si deve soprattutto l’invenzione di sofisticate apparecchiature sperimentali per la distillazione e la sublimazione e quella di alcune tecniche di laboratorio che vengono utilizzate ancora oggi. Dunque, una pioniera in piena regola che con le sue ricerche teoriche e pratiche tracciò linee fondamentali per l’alchimia occidentale e pose uno dei fondamenti della chimica moderna.
Per chi desidera approfondire riporto la segnalazione del libro di Sara Sesti e Liliana Moro «Donne di scienza. 50 biografie dall’antichità al duemila» (ed. Pristem1999)