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La ragazzina col libro in mano

Saranno in edicola domani le copie di Time del numero dedicato alle 100 persone più influenti del 2013, com’è tradizione della rivista. Stavolta però le copertine saranno 7, con 7 diversi volti appartenenti alla lista. Uno dei volti è quello di Malala Yousafzai, la ragazzina pakistana sopravvissuta alle ferite alla testa infertagli dalle pistole talebane lo scorso ottobre. La più giovane dei 100, coi suoi 15 anni, nella categoria “icone”. Una ragazzina che riesce a far paura ai talebani, che sfidano sprezzantemente tutto e tutti: le bombe, i carri armati americani, i nemici occidentali…  Malala li fa tremare perché ha capito qual’è l’arma più potente, capace di far crollare le dittature e gli estremismi di qualunque matrice: la conoscenza. Aveva solo 11 anni quando iniziò a scrivere un suo blog sulle pagine in urdu della BBC, rivendicando il diritto all’istruzione, sorgente di progresso, via al futuro per ogni generazione. Lei, piccola. Lei, donna.

Ci rallegriamo tutti che sia un simbolo, e soprattutto che stia bene. Si è parlato e si parla che meriterebbe il Nobel… ben vengano i premi, le foto in prima pagina, se aiutano a diffondere idee buone, se ci ricordano che la realtà non è tutta nera. Ma i premi da soli non cambiano il mondo e le riviste invecchiano in poche ore… I simboli ci aiutano, ci fanno da specchio, ma sta a noi imitarli e non limitarci solo ad applaudire. Malala si merita tutta questa attenzione, ma, sono certa, sa molto bene che quello in cui crede se lo deve conquistare giono dopo giorno, con il coraggio e la forza che le conosciamo, con la determinazione di arrivare fino alla fine. Per questo, ora che è guarita, è tornata a scuola.

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