30 anni, afghana. Da quando è nata, nel suo paese non ha conosciuto altro che la guerra civile e una cultura dominante maschilista che non vorrebbe lasciare vie d’uscita. Mobina non si è arresa: “Frequentavo la scuola nella provincia di Balkh, e vedevo continuamente ingiustizie e violenze contro le donne. Ricordo di aver iniziato a provare tanta rabbia e indignazione. Mi chiedevo perché nessuno si attivasse per cambiare le cose… L’analfabetismo è la regola. Soprattutto per le donne. Volevo raggiungere e parlare al maggior numero possibile di afghane. Per questo motivo l’idea della radio mi sembrava la più indicata…”
È nata così otto anni fa è nata Rabia Balkhi Radio, RBR, una delle prime emittenti radio indipendenti sorte dopo la caduta del regime talebano.
Mobina Sai Khairandish, oggi giornalista di professione, ne è la direttrice. Più di trecentomila ascoltatori si sintonizzano ogni settimana sulle sue frequenze.
Il nome, Rabia Balkhi, è per ricordare una poetessa afghana uccisa brutalmente dal fratello.
Mobina conduce settimanalmente il programma “Mani Aperte”. Quaranta minuti in cui offre supporto legale alle donne afghane: coscientizzarle dei loro diritti, delle azioni legali che si possono intraprendere per renderli effettivi…
“Insieme alle mie ascoltatrici impariamo a risolvere i problemi attraverso gli strumenti del diritto” – afferma Mobina – Parto sempre da episodi di vita vissuta. Evito di fare nomi e cognomi. Non voglio esporre le mie ascoltatrici al rischio di ritorsioni. Violenze, matrimoni forzati. Umiliazioni, abusi e privazioni. Sono tutte storie comuni alla maggior parte di noi afghane. L’ottantasette percento delle donne afghane subisce violenze fisiche e psicologiche. Non abbiamo il permesso di prendere alcuna decisione sul nostro futuro. Cerco di spiegare come cambiare le nostre vite attraverso gli strumenti legali. Attraverso RBR diffondiamo storie di donne che hanno vinto la loro battaglia…”
ActionAid, una ong internazionale, ha dato supporto a Mobina facendo conoscere con lei la voce delle donne afghane. La strada è ancora lunga e difficile, ma Mobina è decisa: “Sono determinata a continuare la mia battaglia radiofonica per il cambiamento. Voglio che i diritti delle donne afghane siano riconosciuti nel rispetto del diritto vigente nel mio paese, della legge islamica e dei diritti umani universali.”
Non per nulla qualcuno la chiama “Fiore del deserto”.
http://www.actionaid.it/it/cosa_puoi_fare/giustiziasociale/storiecambiamento.html