El otro somos nosotros

"Piedi, scarpe, bagagli"

 

È uscita ieri sulla pagina di Facebook di Save the Children Italia la storia di Mohamed Keita, ivoriano. Due anni fa il suo volto non era certamente così sorridente come nella foto. Aveva 17 anni quando arrivò in Italia due anni fa. Una storia come quella di tanti rifugiati, la sua: l’interminabile traversata del Sahara dentro un camion stipato all’inverosimile, la cruda esperienza delle carceri del nord Africa, il miraggio dell’Italia, simbolo di una vita diversa… Invece, a Roma – ma sarebbe lo stesso a Berlino o a Parigi o a Madrid – l’aspetta la vita in strada, senza niente e nessuno, col pericolo di abusi e di sfruttamento. Mohamed passa tre mesi alla Stazione Termini finché «inciampa» nel centro diurno Civico Zero di Save the Children… Non si racconta molto in Facebook di quello che è avvenuto, solo: «Riceve supporto e orientamento e, insieme agli operatori, scopre e sperimenta la sua naturale inclinazione per la fotografia…»

Qualche giorno fa Mohamed ha inaugurato la sua mostra fotografica «PIEDI, SCARPE, BAGAGLI» alla Camera dei Deputati. Immagini per raccontarsi e raccontare; ha iniziato con semplici macchinette usa e getta,  perfezionando progressivamente tecnica e linguaggio anche grazie agli strumenti messi a disposizione dal Centro. Uno dei suoi primi significativi scatti, “J’habite à Termini”, viene esposto anche a New York.

Una storia «a lieto fine», che ci commuove, di cui ci rallegriamo e che ci rende felici perché qualcosa di buono ancora succede nel mondo. Ma quanti Mohamed ci passano accanto, magari avvolti nel cartone sotto i portici o al di là del vetro della macchina? Non possiamo deluderli. Proviamo a riconoscerli.

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