«Peggio di vivere senza radici c’è soltanto tirare a campare senza futuro». Dura e inquietante affermazione, questa, profondamente intrisa di verità; sta nella prefazione del volumetto – «Senza radici», appunto – scritto a quattro mani dall’ex presidente del Senato italiano, Marcello Pera e dall’allora cardinale Ratzinger: una riflessione e uno scambio di opinioni sull’Europa – passato, presente, futuro – di straordinaria attualità a dieci anni dalla pubblicazione. Sono tornata a leggerne qualche pagina mentre ci avvicinavamo alla elezioni europee e oggi, nel post-elezioni, mi fermo di nuovo su quel «senza radici-senza futuro», che mi sembra dovrebbe sottostare a qualunque considerazione sui risultati del 25 maggio, da parte di qualunque partito politico, in qualunque stato dell’Unione.
Mi sembra infatti che i risultati elettorali, col calo dei partiti ‘storici’ e la sorprendente irruzione dei populismi di vario colore, abbiano evidenziato una grave e profonda mancanza di ideali, senza i quali non si progettano né si sostengono obiettivi economici, sociali, culturali…
Domanda: al di là delle percentuali, i politici si stanno rendendo conto che la richiesta di rinnovamento emersa nelle elezioni è qualcosa di molto profondo? Vedo quanto sta accadendo in Spagna, ad esempio: il partito socialista è uscito a pezzi dal voto, ma in questi giorni solo si parla dell’elezione del nuovo segretario e della modalità con cui dovrebbe avvenire… dall’altra parte, il Partido Popular – che ha vinto, ma perdendo voti rispetto alle ultime politiche – fino ad ora ha riconosciuto solo un «errore nella comunicazione» che lo ha allontanato dalla gente… Mi sembra sinceramente troppo poco, di fronte alle sfide che aspettano l’Europa: disoccupazione, immigrazione di massa, natalità che cade in picchiata… Mi chiedo: la cosa più importante è la corsa per designare chi si siederà sulla poltrona di segretario del partito? Sono i patteggiamenti interni?
Oggi ho letto una frase di Matteo Renzi sui risultati elettorali: «Non è voto per PD, ma degli italiani per l’Italia». Spero significhi che ha capito una cosa: che le sue promesse probabilmente sono apparse a molti elettori l’ultima zattera alla quale aggrapparsi per venir fuori dalla crisi e allo stesso tempo erigere un argine al populismo. Gli italiani hanno voluto dargli una possibilità. Ora Renzi deve agire di conseguenza, per l’Italia, come ha sottolineato. Dovrà lavorare duro, ma è già qualcosa non crogiolarsi nel clima della vittoria.
Un politico spagnolo, qualche sera fa, diceva in tv che all’Europa mancano leaders; mi sembra molto vero: mancano persone dalle visioni lungimiranti, che sappiano toccare il cuore della gente non con facili slogan, ma con Valori che aiutino a costruire una convivenza di popoli basata sulla ricerca del bene comune, sulla solidarietà dentro e fuori dell’Unione, sull’apertura ai nuovi (non terzi o quarti) mondi emergenti… Valori che hanno radice nel cristianesimo che, lo si voglia o no, ha impregnato la nostra storia, la nostra cultura di europei.
Il momento non è facile ed esige che chi crede in questi Valori – a qualunque partito o schieramento appartenga – scenda in pista, con coraggio e senza mezze misure; perché intanto, chi non vuole che l’Europa cammini verso una maggiore unione, una maggiore identità di obiettivi, sta seminando violenza. Qui in Spagna molti esprimono preoccupazione per l’acuirsi degli estremismi, per l’affermarsi di nuovi partiti che inneggiano alla rivoluzione bolivariana e la propongono per il paese. È giusta la preoccupazione di fronte a questi fenomeni disintegrativi, ma, come diceva quel grande saggio di Kapuscinski, «i processi disintegrativi delle società arrivano sempre fino a un certo limite, senza spingersi fino alla distruzione totale… Memoria collettiva, istinto di conservazione, cultura: ecco i fattori che impediscono l’annientamento totale.»
Sono fermamente convinta che se l’Europa – e in primis coloro che sono chiamati a governarla – saprà rispondere al richiamo della gente e avrà un sussulto di idealità e di autentica ispirazione, incomincerà a far riaffiorare le sue radici, i valori della sua cultura e allora sì, potrà dare un passo in avanti, verso il futuro.