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Il Presidente della Concordia

“La concordia fue posible” è la frase che rimbalza da tutti i media spagnoli in queste ore: sta scritta sulla lapide della tomba che da questo pomeriggio accoglie le spoglie di Adolfo Suárez, il primo presidente della  Spagna democratica, del cosiddetto periodo della “transizione” dopo 40 anni di dittatura.

Da quando, lo scorso venerdì, il figlio aveva annunciato pubblicamente l’aggravarsi dello stato di salute del padre e l’imminenza della morte, gli occhi degli spagnoli sono stati puntati lì, a quella stanza  d’ospedale dove si spegneva l’uomo senza il quale (quasi ) certamente la Spagna non sarebbe ciò che è oggi. Anche i miei occhi e il mio pensiero in questi giorni non si sono distolti da questo “punto fermo”, attirata dalla figura di questo político che via via andavo conoscendo. Un presidente amato, sì, dalla gente, ma anche attaccato da nemici politici e compagni di partito come nessun altro qui in Spagna, tanto da portarlo alle dimissioni dopo aver cambiato radicalmente il volto del suo paese.

La inesorabile malattia neurovegetativa che l’aveva colpito 12 anni fa l’aveva “esiliato” dalla vita pubblica. Ed ecco che improvvisamente, nelle ore dell’agonia, lui che da anni non poteva parlare, è tornato con veemenza a far sentire la sua voce. TV, radio, giornali, social network hanno concentrato l’attenzione sulla storia politica di Adolfo Suárez presidente  e sulle motivazioni del suo agire. Ho avuto e ho l’impressione che la Spagna tutta abbia avvertito un richiamo forte e deciso a ritrovare i valori che hanno animato il passaggio incruento dalla dittatura alla democrazia, unificando un paese spaccato in due. Valori di fronte ai quali le odierne meschinità delle contrapposizioni per interessi di partito, la disaffezione alla política delle masse, il dilagare delle varie forme di populismo e di violenza urbana…  appaiono solo spazzatura. La gente che ha reso omaggio a Suárez in queste ore ripeteva che bisogna tornare allo spirito di quel momento storico e al suo esempio. Come dire che certamente il momento storico è diverso, ma i valori restano ed è su quelli che si continua a costruire un paese.

Poi, la sorpresa di quell’epitafio: “La concordia fue posible” a sigillo di una tomba da cui ci raggiungerà sempre la voce di Adolfo Suárez. Una testimonianza e un testamento, quelle parole; il Presidente della Concordia ripete ad ognuno di noi, qualunque sia il nostro posto nella società, che il dialogo è possibile, che si possono tessere percorsi condivisi sulla base della stima e dell’interesse per il Bene comune. E col suo piglio forte e deciso, col suo sguardo gentile e penetrante assieme, ci chiede: vuoi crederci anche tu, vuoi fare lo stesso?

 

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