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Ricostruirsi e ricostruire

In mezzo a tanta tv spazzatura, a volte si ha la fortuna di godere un buon film. Mi è capitato così di vedere «El hijo de la novia» (in italiano «Il figlio della sposa»), uscito nel 2001 in Argentina e candidato all’Oscar al miglior film straniero. Non lo conoscevo. Bravissimi gli attori, umanissima la storia, imprevedibile il finale. In due parole la trama per chi non la conosce. Rafael porta avanti il ristorante aperto molti anni prima dal padre; da tempo è divorziato e con la figlia non riesce ad avere alcun dialogo. È insoddisfatto, di tutto e di tutti; non riesce a comunicare con nessuno, non prende un impegno serio con la nuova fidanzata, non va a trovare la madre, che soffre di Alzheimer  e vive in una casa di riposo… Finché accade qualcosa, o meglio una serie di circostanze gli scalfiscono la corazza e riesce a guardarsi dentro, a ricostruirsi e a ricostruire…

Ma ciò che più mi ha toccato del film è stato il rapporto tra il padre di Rafael, Nino,  e la moglie Norma; la malattia non li ha allontanati, anzi Nino la ama più di prima, le parla, la tratta come se lei ancora capisse tutto, come se niente fosse cambiato. E Norma lo sente questo amore, lo respira… Nino vuole farle il regalo che lei aveva forse aspettato da sempre: sposarsi in chiesa. Sembra un sogno impossibile, data la malattia di Norma, che non può essere cosciente della decisione che prende. Ma è Rafael a quel punto che trova la soluzione. Imprevedibile, magari per i «benpensanti» discutibile, eppure vera e reale per Norma, che è ciò che più conta. In definitiva, vince l’Amore.

Così ho percepito il messaggio che il film mi trasmetteva, forse perché mi ha riportato a situazioni vissute in prima persona, a fianco di mia madre: sbaglia chi afferma che i malati di Alzheimer «non capiscono», io direi piuttosto che siamo noi a non capire il loro linguaggio. Abbiamo però una possibilità di riuscire a oltrepassare la campana di vetro sotto la quale sembrano nascosti: gesti di affetto autentico, parole dette con tono di voce rassicurante, carezze per far dimenticare le gaffes di cui si rendono conto; e circondarli delle piccole cose che sempre hanno amato: un fiore, un dolce gradito, un foulard al collo… È una «lingua» che non si impara sui libri, ma che tutti dovremmo sapere.

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