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11 settembre, non solo per ricordare

“Ci sono giorni nella vita in cui non succede niente, giorni che passano senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia, quasi non si fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni così, e solo quando il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più limitato, capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne passare, distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si apprezza il prima e solo quando qualcosa è nel passato ci si rende meglio conto di come sarebbe averlo nel presente. Ma non c’è più…” Così Tiziano Terzani inizia il suo ‘Lettere contro la guerra’, fissando, con la passione del giornalista e dell’uomo, la data dell’11 settembre 2001 come spartiacque tra due mondi: quello a cui appartenevamo (noi del mondo occidentale) e uno nuovo, sconosciuto, temibile che l’attentato alle Torri Gemelle aveva brutalmente portato alla ribalta.

Tutti noi che l’abbiamo vissuto, credo ricordiamo perfettamente quel giorno: dove eravamo, cosa stavamo facendo, come eravamo vestiti… io almeno ho tutto molto presente: era un giorno stupendo – cielo tersissimo – in Lombardia e viaggiavo in treno per andare a trovare mia madre. Rimasi incollata alla tv fino a notte, incapace di credere che fosse vero.

Oggi il TG portava nelle nostre case ancora una volta il dolore dei sopravvissuti, di chi ha perso i propri cari… L’America ha pagato un caro prezzo, ma in questi anni migliaia di persone hanno continuato e continuano a pagare: in Iraq, in Afghanistan…

Credo – e mi auguro – che il miglior modo di onorare questi morti, tutti indistintamente, oggi sia evitare con ogni mezzo e convinzione che la Siria debba aggiungere altro prezzo e i milioni di siriani a cui è stato rubato tutto possano credere che il mondo può cambiare.

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