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Il «sogno» continua?

Strano mondo, il nostro, teatro quotidiano di vicende che ci lasciano col fiato sospeso e generano dentro un malessere profondo, fatto di insicurezza crescente per sentirci manovrati dai fili di un potere spesso occulto, ma soprattutto di tanta sofferenza di fronte ai mali, autentici flagelli, che affliggono popolazioni innocenti.

Con questi pensieri sono uscita di casa stamattina, con nelle orecchie la radio che aveva appena ipotizzato per domani l’ attacco “punitivo” degli USA contro la Siria. Strano mondo, dicevo, perché quando si parla di “comunità internazionale” pare ovvio che s’intendano i paesi più forti; avrei detto che, almeno fino ad oggi, l’unico organismo legittimato a rappresentare l’intera  o quasi comunità internazionale sia la ONU. E quest’ultima sta ripetutamente cercando di trovare altre vie (vedi ad esempio l’appello di Brahimi per una seconda conferenza di pace), e comunque ancora non ha terminato l’indagine a Damasco sull’uso dei gas. Sulla stessa línea,  di tentare cioè vie pacifiche sono anche altri, magari per i propri interessi, ma certamente hanno ragione nell’affermare che l’uso della forza in questo momento avrebbe conseguenze disastrose su tutto il Medio Oriente. Anche il vescovo di Aleppo ieri ha affermato che l’unica via è quella del dialogo, lo vede ancora possibile, anche in Siria.

Strano mondo. Mentre molti già danno per certo il via di Obama all’operazione, oggi,  28 agosto, l’America celebra l’anniversario della storica marcia pacifica in Washington per i diritti della gente di colore, del famoso discorso “I have a dream” di Martin Luther King. 50 anni esatti. Obama parteciperà alla grande commemorazione  e ciò che dirà segnerà indubbiamente il suo secondo mandato… Il reverendo di Atlanta è un suo punto di riferimento, ma come  potrebbe convincere che “il sogno continua” mentre dà ordini di azioni di guerra?

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