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Cavalleria Rusticana

Spesso ho sentito citare la famosa frase di Dostoievski «la bellezza salverà il mondo», molte volte a sproposito, così che mi sembrava venisse strapazzata o strumentalizzata. Una frase sulla quale si sono versati fiumi d’inchiostro, ma nemmeno questi studi e ricerche probabilmente esauriscono il pensiero e l’intenzione dell’autore a proposito. Una cosa è certa: cinque parole (almeno in italiano sono 5) di forte impatto, che fanno centro anche in chi non ha letto Dostoievski e le ascolta fuori contesto, così, tout court. Un’affermazione quasi misteriosa, di una profondità insondabile, eppure apparentemente semplice: la bellezza salverà il mondo. Poche sere fa, era questa la frase che mi girava nella mente, uscendo dal teatro della Maestranza di Siviglia, dove avevo avuto la fortuna di godere di un’opera conosciutissima, Cavalleria Rusticana.

Era una produzione del Teatro La Fenice di Venezia, regia di Ermanno Olmi e scenografia di Arnaldo Pomodoro; firme eccellenti, come eccellenti sono stati tutti gli interpreti di questa edizione sevillana. Ma questo non sarebbe bastato a produrre l’effetto che ho provato in me e che ho visto e avvertito in tutto il pubblico (teatro strapieno tra l’altro). Non era nemmeno la storia, che pure risente dello spessore dell’originale di Verga. Mi viene da dire che è stato il dono di una fusione di talenti – dal primo all’ultimo – che dal palco si riversava in platea e da lì ritornava al palco, in un flusso continuo…  Niente era lasciato al caso, nemmeno un minimo spostamento in scena, nemmeno le luci sul fondo che cambiavano gradazione di continuo senza che tu te ne rendessi conto. Avvertivo un’unica intenzione dietro i solisti, il coro, l’orchestra… E credo sia stata questa sintonia piena a creare la magia di trasportarci tutti in un’altra dimensione; l’interpretazione non era finzione scenica, ma verità di sentimenti e di emozioni. Per questo era «bello», per questo siamo usciti «leggeri»… Mi aveva trasmesso voglia di vivere, di lottare, di andare avanti. Ma anche attorno a me, vedevo occhi brillanti, sereni, come di chi ha guardato un po’ in su, più in Alto. Avevamo vissuto 75 minuti di bellezza e tornavamo a casa diversi.Si può dire che anche questo è «salvare il mondo»?

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