Vista da qui, dalla Spagna, la situazione italiana creatasi coi risultati elettorali, sembra ancora più assurda, incomprensibile. Ci sono comportamenti, stereotipi, situazioni, atteggiamenti decifrabili solo da chi ha sangue italiano nelle vene, ma che non rientrano nelle categorie di un popolo «normale». Come avessimo un cromosoma in più, da ricercare e studiare in laboratorio, che incredibilmente ci permette a volte di trovare vie d’uscita in frangenti che sembrano irrimediabili, a volte di sprofondarci nel baratro più nero. Vallo a spiegare ai colleghi che ti domandano: «ma che succede in Italia? E adesso che faranno?»
Figuriamoci! Ero frastornata io, ieri pomeriggio, mentre seguivo incredula i primi risultati sul web. Un’occhiata e poi tornavo a lavorare… ma ogni volta la sensazione che l’abisso fosse lì dietro la schermata si faceva più forte. Ad un certo punto, nel sito di un quotidiano, sotto i risultati in divenire, mi accorgo di un banner pubblicitario, che recita tra il resto: «Una nuova èra è arrivata». Amara ironia che acutizza la sensazione che manchi la terra sotto i piedi. Poi vedo un’altra testata che, un po’ ingenuamente, annuncia «i dati della nuova Italia». Ancora una volta mi colpisce quell’aggettivo: «nuova». Sicuramente era questo che stava più a cuore a quella generazione di politici, di ogni colore, che fu chiamata a ricostruire l’Italia sulle macerie della guerra: sviluppare e far crescere un paese nuovo.
Le macerie di oggi sono altrettanto pesanti: non-credibilità di programmi stesi a tavolino che ignorano il vissuto dei cittadini, privilegi di casta a cui non si vuole rinunciare, mentre si caricano di sacrifici le spalle della gente comune, lontananza dalla realtà quotidiana, corruzione… Per questo il successo di Grillo, che ha espresso in modo irruente il malessere diffuso, scatenando un pericoloso populismo, mentre ha ignorato bellamente che destabilizzando l’Italia, può trascinare tutta l’Europa in una pericolosa discesa.
Mi sento confusa, amareggiata, preoccupata… come forse voi. Come tutti, in Italia e fuori.
Oggi, ad ogni livello, diciamo la nostra, quasi che il parlarne ci esorcizzasse da una situazione al limite della sopportabilità. Ma il momento è davvero grave e richiede molto buon senso e discernimento. Personalmente, mi sento espressa nelle parole di un direttore di quotidiano che fa appello al coraggio, allo spirito di sacrificio e alla saggezza per trovare possibili convergenze e dare risposte urgenti ai cittadini; e afferma: «La politica quand’è nobile cerca soluzioni e quand’è efficace, le trova.» Ma per una politica nobile, occorre la «nobiltà» dei politici, occorre che si mettano veramente e concretamente al servizio dei cittadini e non dei propri interessi, occorre che la Politica torni a usare un linguaggio Alto e un agire corrispondente, degno del XXI secolo. Se i nostri politici hanno davvero capito il significato del voto del 24 febbraio, questa è l’unica strada da percorrere. È l’unico modo per risorgere dalle macerie, senza populismi e false promesse, ma rimboccandosi finalmente le maniche e dando segni concreti di partecipazione, di condivisione delle difficoltà del popolo. Se vedremo qualche segnale, anche piccolo, ma in questa direzione, allora potremo cominciare a sperare che «una nuova era è arrivata».