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La libertà è uguale per tutti?

Stamattina uscendo di casa mi sono diretta a piedi al lavoro, dato lo sciopero generale. Anche se a quell’ora circolavano ancora gli autobus che garantivano il minimo dei servizi, volevo vedere che aria tirava in centro. I “toni” della convocazione dello sciopero indetto dai sindacati un mese fa – che leggevo soprattutto in Twitter – mi avevano infatti spesso urtato: visione unilaterale, minacce, disprezzo di chi la pensa diversamente… Certo, anche i sindacati hanno i loro interessi da difendere, e le riforme del governo spagnolo, per far fronte alla crisi, toccano pure le loro tasche, comprensibile (?) quindi reagire e attaccare… ma non voglio addentrarmi in queste valutazioni, tantomeno sul ruolo del sindacato oggi, sul ruolo di chi sta all’opposizione in un parlamento eletto democraticamente e così via; mi limito a una semplice considerazione su “piccole cose” che ho visto e sentito.
Dunque stamattina ho raggiunto il lavoro a piedi. Ad un certo punto una strana sensazione: in una strada e una piazza di solito molto frequentate tutti i bar erano chiusi… poi vedo in su e in giù uomini col distintivo di uno dei principali sindacati girare con l’evidente intenzione di “controllare” chi apriva e chi no bar e negozi. Nelle altre strade qualche saracinesca alzata a metà, ma niente esposto sui marciapiedi, per garantirsi di poter chiudere in fretta all’arrivo di qualche “controllo”.
Raggiungo l’ufficio e in internet seguo le diverse valutazioni dell’andamento dello sciopero e la quantificazione con cifre fra loro contraddittorie. Poi verso mezzogiorno gli scioperanti passano proprio sotto le finestre. Alcuni negozi in questa strada hanno aperto, come la lavandería, il bar di fronte e quello dell’angolo e davanti ai loro ingressi ci sono i poliziotti. A un certo momento gli slogan si rivolgono contro la proprietaria della lavandería… si minaccia di usare la dinamite la prossima volta, si grida “guerra, guerra!”… davanti al bar dell’angolo un gruppo di manifestanti si fa minaccioso…

“Ma alla fine non è successo nulla”, qualcuno mi può dire. È vero, se questo significa che non si è venuti alle mani o peggio. Ma è successo qualcosa di ancora più grave, d’inquietante; perciò mi e vi rivolgo una semplice domanda: perchè l’atteggiamento dei manifestanti non è “fascista”, mentre lo sarebbe quello del barista o della signora della lavanderia se si fossero rivolte alle persone che sfilavano invitandole ad andare al lavoro?

Torno a casa per pranzo, sempre a piedi; davanti a un bar, normalmente affollato, dove servono una birra favolosa, c’è un drappello di reduci della manifestazione che, deposte in un angolo le bandiere, si sta godendo la “cervecita”. Che strano… fino a ieri in Twitter i sindacati invitavano, tra il resto, a non entrare in nessun bar, a non consumare niente nei luoghi pubblici, e parlavamo proprio della birra, buona abitudine andalusa… Coerenza a parte (ciascuno ha la sua coscienza), si vede che se lo possono permettere. Penso al mio portafoglio quasi vuoto (siamo al 29 e mi restano pochissimi euro e qualche centesimo); io ad esempio non me la posso permettere, salvo in qualche rara eccezione. Tutti i giorni devo misurare ogni euro che spendo, altrimenti rischio di non arrivare a pagare tutto. Ma non mi manca nulla!
E spero non mi manchi mai “il bene più prezioso”, come lo definiva magistralmente un illustre spagnolo: “La libertad, Sancho, es uno de los más preciosos dones que a los hombres dieron los cielos; con ella no pueden igualarse los tesoros que encierran la tierra y el mar: por la libertad, así como por la honra, se puede y debe aventurar la vida.”

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